Merkel gela trattative: “Per ora no presupposti, ma dipende tutto da Atene”. Varoufakis si dimette per “aiutare intesa”

Il portavoce della cancelliera: “La porta resta sempre aperta, al momento non ci sono i presupposti per nuovi aiuti”. Schaeuble, “Taglio debito per noi non è tema”.

Yanis Varoufakis © EPA

Dopo l’annuncio dell’esito del referendum che ha visto la vittoria del no, scrive Varoufakis nel suo blog annunciando le dimissioni, ”presto lascerò” l’incarico saputo che alcuni ministri all’interno dell’Eurogruppo abbiano ”una preferenza per la mia assenza dal meeting”. ”Considero un mio dovere”, scrive ancora il ministro non ostacolare l’intesa e aiutare il premier Alexis Tsipras nel suo tentativo di arrivare ad una intesa con l’Eurogruppo.

Tsipras trionfa al referendum, schiaffo a Merkel e Ue  – Un trionfo oltre ogni aspettativa. Vola oltre il 60% il ‘No’ al cruciale referendum indetto dal premier greco Alexis Tsipras sulle proposte dei creditori di Atene in cambio di ulteriori finanziamenti per il salvataggio del Paese. Una bocciatura senza appello della ex troika, che manda onde sismiche in tutta l’Unione Europea e in particolare in direzione di Berlino, dove secondo la cancelliera Angela Merkel “Tsipras sta mandando la Grecia contro un muro”. Un mandato popolare fortissimo al premier, che ora chiede un accordo con i partner internazionali in tempi rapidi, anche “entro 48 ore”. “Siamo pronti ad incontrarli già stasera”, dice il capo negoziatore greco Euclid Tsakalotos, che esclude l’introduzione di una “valuta parallela” per affrontare il problema liquidità. Un trionfo particolarmente dolce per Alexis Tsipras, che oggi si giocava la sua carriera politica, oltre che il futuro del suo Paese. “Abbiamo dimostrato che la democrazia non può essere ricattata – ha esultato stasera al termine di una giornata considerata già storica da molti greci -. Il ‘No’ non è una rottura con l’Unione Europea. I greci hanno fatto una scelta coraggiosa, che cambierà il dibattito in Europa”. Il primo ministro ha subito affrontato la principale preoccupazione dei connazionali: i conti in banca. “La Grecia andrà al tavolo negoziale con l’obiettivo di riportare alla normalità il sistema delle banche – ha incalzato -. E il problema del debito greco sarà sul tavolo negoziale dopo la pubblicazione del rapporto dell’Fmi”. E’ andato all’attacco anche l’altro protagonista della battaglia referendaria, Yanis Varoufakis, che ha parlato di “coraggioso No all’austerità. Da oggi le ferite dell’Europa e della Grecia iniziano a guarire”. Il fronte del ‘No’ – che aveva il suo cuore nella sede di Syriza a Exarchia, dove c’erano simpatizzanti da mezzo mondo, e dove si è intonata anche ‘Bella Ciao’ per celebrare la vittoria – è esploso in un boato quando le tv greche hanno diffuso subito dopo le 19 i loro sondaggi (non exit poll, perché non potevano permetterseli, dicono qui) che davano un messaggio univoco: la proposta dei creditori era stata bocciata dai greci. Ma da diverse ore le voci davano un ‘No’ in forte vantaggio. Poi le prime proiezioni della Singular Logic: il ‘No’ era oltre il 61%. E per strada si sono sentiti i primi clacson, mentre piazza Syntagma si è riempita nella notte di gente festante in un tripudio di bandiere greche e di Syriza. Per Atene c’è un’emergenza da affrontare, anzi da stasera: quella delle banche che rischiano di rimanere a secco già martedì. Per questo la Banca di Grecia ha presentato in nottata una richiesta di aumento di liquidità di emergenza attraverso il programma Ela alla Bce. La richiesta verrebbe esaminata domattina dal board della Bce. E segnali sono già arrivati da quella direzione: “La Banca centrale europea ha ben chiaro che se è necessario fare di più, farà di più”, ha affermato il membro francese del board della Bce, Benoit Courè. L’Unione Europea, intanto, sotto shock, esamina le conseguenze del ‘No’, con le prime reazioni negative – in particolare tedesche ma non solo – al successo referendario di Tsipras: oggi a Parigi c’è un incontro d’emergenza sulla Grecia tra Francois Hollande e Merkel, poi un summit dell’Eurozona martedì. Tsipras ha vinto una drammatica battaglia, ma la ‘guerra’ per far uscire Atene dal tunnel – ed evitare una Grexit – è ancora tutta da combattere. Tanto che in serata Jp Morgan e Barcley hanno fatto sapere che dal loro punto di vista l’uscita della Grecia dall’euro è adesso lo scenario più probabile, con tutto il “caos” che ne deriverebbe.

 Dopo vittoria no, ancora file a banche e discussioni – Il giorno dopo la vittoria del No al referendum non molto è cambiato ad Atene: le banche restano aperte solo per i pensionati senza carte che devono ritirare 120 euro, e ai bancomat ci sono ancora le file per ritirare 60 euro. Nell’attesa che la Bce faccia le sue mosse per la sua liquidità. Nel quartiere di Zografos, in fila si discutono i risultati del referendum, ancora una volta tra favorevoli e contrari. “Non posso credere che i greci abbiano votato il No in questo modo. Adesso prepariamoci a misure di austerità ancora più dure – dice la signora Miranda – La verità è che loro vogliono credere a Tsipras, perché parla bene. Vogliono credere in ogni caso”. “Può darsi che le cose vadano peggio – risponde un’anziana in fila – ma io che cos’altro ho da perdere? Almeno abbiamo detto a quella gente, non potete fare quello che volete. Noi non accettiamo più i vostri ordini. Sono cinque anni che ci minacciano, che ci dicono che sbagliamo tutto. Adesso basta”.

 

 

 

Fonte: ANSA

 

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