Col trascinarsi del conflitto in Ucraina e il tracollo del gasdotto “South Stream” (poi sostituito dall’alternativa “Turkish Stream”) molti paesi dell’Europa orientale continuano a cercare strade per rafforzare la propria sicurezza energetica.
L’ultima proposta messa sul tavolo è quella di “Eastring“, una futuribile interconnessione tra Slovacchia, Ungheria, Romania e Bulgaria. A farsene promotori sono stati i governi dei quattro paesi interessati, durante il recente summit di Riga (21 maggio 2015) tra UE e Partenariato orientale.
Eastring, definito sul sito dedicato “un’alternativa a South Stream, in completo accordo con le direttive UE, e aperto senza restizioni a terze parti”, viene proposto in due possibili varianti (rispettivamente di 832 e 1015 chilometri) ma con un unico scopo: connettere i quattro paesi dal confine slovacco-ucraino a quello bulgaro-turco.
L’obiettivo di lungo periodo, è quello di smarcarsi dalla forte dipendenza dalle forniture russe. “Eastring” dovrebbe infatti rendere possibile i rifornimenti attraverso la rete europea già esistente e, al tempo stesso, dare accesso alla futura fornitura dall’Azerbaijan connessa al progetto TAP (Trans-Adriatic Pipeline).
Il gasdotto “sarà poi pronto per nuove importazioni di gas verso l’Europa da fonti sia consolidate che alternative, come l’area del Mar Nero, la regione del Caspio, il Medio oriente, un potenziale hub energetico in Turchia ecc.”
Secondo i piani, in una prima fase, che dovrebbe essere completata entro il 2018, il gasdotto dovrebbe avere una capacità di 20 miliardi di metri cubi l’anno, che dovrebbe poi essere raddoppiata in una fase successiva, quando il flusso di gas dovrebbe essere possibile in entrambe le direzioni (nord-sud e sud-nord).
Secondo i promotori, il progetto dovrebbe costare dagli 1,1 agli 1,5 miliardi di euro (per la prima fase), un costo valutato “solo un ventesimo delle spese previste per South Stream”. I capitali dovrebbero arrivare sia dai budget nazionali che da eventuali fondi europei.
Dal blocco del South Stream alla costruzione del Turkish Stream. Lo stop della Bulgaria e la rivoluzione colorata in Macedonia. Demostenes Floros, analista geopolitico di Limes, affronta i principali nodi delle scelte energetiche dell’Europa.
Il salario minimo in Bulgaria, attualmente di 360 lev, dal 1 luglio 2015 sarà incrementato a 380 lev, (1 lev = 0,51 euro). Il Governo conferma dunque il previsto aumento di 20 lev, anche se tale decisione è stata contestata in tribunale dai datori di lavoro. Nella sua proposta il vice primo ministro Ivaylo Kalfin evidenzia che il progressivo aumento del salario minimo è uno strumento essenziale per la lotta contro l’economia sommersa. Inoltre, si aspettano altri effetti positivi come la ripresa dei consumi ed aumento della base imponibile.
Secondo dir.bg al momento la retribuzione minima al netto delle tasse e delle assicurazioni è 282 lev e dal 1 luglio diventerà 298 lev, 12 lev sopra la soglia di povertà. Secondo l’Istituto nazionale di statistica, nel 2013, il 21 % della popolazione in Bulgaria si trovava sotto la soglia di povertà, ovvero 1.527.500 persone.
Nel frattempo continua a crescere lo stipendio medio in Bulgaria. Stando ai dati del Ministero del lavoro e delle politiche sociali il valore medio delle paghe nel 2000 era di appena 224 lev, mentre nel 2013 era triplicato, ovvero 775 lev. Secondo dati provvisori dell’Istituto nazionale di statistica il salario medio, nel primo trimestre del 2015, è stato di 859 lev.
Le retribuzioni medie variano a seconda dei settori: 1.984 lev nelle telecomunicazioni ed informatica, 1.564 lev nel campo energetico e 1.530 lev nella finanza. I più bassi risultano nella ristorazione e l’attività alberghiera 586 lev, nell’attività amministrative e di servizi di supporto 643 lev e nell’agricoltura 681 lev. Lo stipendio medio nel campo dell’educazione è 788 lev e nella sanità 899 lev.
Il valore medio delle retribuzioni, nel periodo di riferimento, rimangono leggermente più alte nel settore pubblico (883 lev) che in quello privato (851 lev).
Varia la distribuzione regionale dei compensi medi mensili; i più alti si confermano quelli nel sud-ovest 1.062 lev, con il picco a Sofia città 1.173 lev, invece la regione nord-ovest della Bulgaria rimane il fanalino di coda con 678 lev.
Nelle previsioni di primavera, l’Esecutivo comunitario evidenzia, nel 2015, una crescita sostenuta, sopratutto, da fattori esterni di breve periodo, quali i prezzi del petrolio, il deprezzamento dell’euro, la congiuntura economica globale. In termini quantitativi, nel 2015 il PIL crescerà dell’1,8% nell’UE 28 e dell’1,5% nell’eurozona, con un miglioramento, rispettivamente di 0,3% e di 0,4% nel 2016.
Per quanto riguarda la Bulgaria, le previsioni sono molto più basse rispetto alle aspettative del Ministero delle Finanze (1,7% nel 2015, 2,3% nel 2016), ma quasi in linea con il Rapporto economico di primavera del Fondo Monetario Internazionale (0,8% nel 2015, 1,5% nel 2016). Tra le cause il rallentamento degli investimenti pubblici e la scarsa dinamica di quelli privati.
Il valore negativo dell’ inflazione nel 2015 (-0,5%) dovrebbe passare di segno positivo nel 2016 (+1%).
Rispetto al 2014 (11,4%), il tasso di disoccupazione scenderà al 10,4% nel 2015 e al 9,8% nel 2016. Per il prossimo biennio, il deficit pubblico è stimato al 2,9% del PIL. Fonte: ICE Sofia
Il ministro bulgaro dell’Economia ha rivelato l’interesse italiano in diversi progetti finalizzati alla privatizzazione delle imprese bulgare
Le aziende italiane potrebbero essere interessate al processo di privatizzazione delle imprese statali della Bulgaria. È quanto rivelato dal ministro dell’Economia Bozhidar Lukarski che ha anche precisato come i settori più “attraenti” siano il settore turistico, con gli accordi di concessione e gli interventi necessari per modernizzare gli aeroporti, ma anche le infrastrutture stradali e ferroviarie.
Nel contesto del forum economico, svoltosi a Sofia, dal titolo “Bulgaria e Italia: insieme per la crescita” che ha visto la partecipazione del sottosegretario agli Affari Esteri, Benedetto Della Vedova, Lukarski ha sottolineato come la cooperazione economica e commerciale tra la Bulgaria e l’Italia si stia sviluppando in modo molto dinamico.
Il politico bulgaro ha aperto la strada per la realizzazione di progetti di comune interesse in diversi ambiti: dalla produzione di auto, all’elettronica, passando per l’informatica, così come nell’industria, la chimica, il settore farmaceutico, l’industria alimentare, il turismo, la logistica e l’energia.
L’Italia rappresenta per la Bulgaria il decimo partner per quanto attiene gli investimenti diretti nel periodo 1996-2014, con un importo che raggiunge la cifra di 1,49 miliardi di euro.
In territorio bulgaro sono state registrate oltre 1.000 aziende a capitale italiano che hanno contribuito alla creazione di circa 25 mila posti di lavoro.
Il ministro dell’Economia ha, inoltre, presentato i vantaggi offerti dal suo Paese come l’attuazione di una politica volta a favorire gli investimenti.
Il sottosegratario Della Vedova ha, dal suo canto, confermato che la Bulgaria sta diventando un mercato sempre più importante per le esportazioni e gli investimenti italiani.
I due hanno anche affrontato i temi dei flussi migratori, la crisi russo-ucraina e quella libica, senza tralasciare la lotta al terrorismo.
È stato destinato spazio anche all’ingresso della Bulgaria nell’area Schengen.